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Gli stivali di Peter Pan



Gli Stivali di Peter Pan è un progetto sviluppato nel 2019 per la galleria Bianchi Zardin di Milano, e prende il titolo da un‘istallazione realizzata nel 2018 con antichi aratri manuali, scampoli di pelliccia sintetica, tessuto, collage e bombolette spray, finalista al Rospigliosi Art Prize.

Gli Stivali di Peter Pan introducono il tema della percezione e riconoscibilità delle cose: non sono più aratri, perché con l’intervento artistico hanno perso la loro funzione originaria e sono Stivali di Peter Pan solo nella visione dell’artista, o di chi li percepisce come tali, rappresentando quindi ciò che non è più definibile.

 

Antichi aratri manuali, pelliccia sintetica e scampoli di pelliccia animale, bombolette spray, collage di parole tratte da riviste, tessuto, pigmenti, acrilico, (b 124 x h71 x p 45)2019

 

 

La ricerca di Brigitta Rossetti continua nelle opere pittoriche dove dietro la rappresentazione di isole, mari, cieli, sembianze animali e vegetali, emerge il dubbio amletico sull’esistenza.

Per la prima volta l’artista si spinge oltre il rapporto simbiotico con la Natura, che diviene strumento per una ricerca di identità, dell'io, dei luoghi, delle cose, fino ad approdare all’astrazione, dove nulla è più riconoscibile.



 

La Stessa isola di prima (Oh would you wait for me?) Acrilico su tela e tecnica mista, inserti di tessuto, pigmenti (b 210 x h 160 x p2), 2018

 


In La stessa isola di prima (oh would you wait for me?), strutture architettoniche aperte e indefinite nel nulla suggeriscono spazi interiori dove hanno origine gli interrogativi universali.

Sono perimetri di edifici abbandonati? In costruzione? Qualsiasi sia la risposta la rappresentazione ci porta in un territorio sconosciuto dove segni, tessuti, linee e figure si incontrano con impasti di cielo e mare e circondano un’esistenza incerta che sembra reggersi su di un piccolo lembo di terra.

 

In Parte di un’isola (do you remember?) l’opera è una rappresentazione zoomata di un’edificazione su un promontorio a picco sul mare, che appare sfocata, seppur in vicinanza,dove si intravedono parole, poi ricoperte di bianco, come voci bisbigliate nella nebbia. L’opera prosegue nell’oggetto posto di fronte, il contenitore del latte dipinto, dove la prospettiva del luogo, è fruibile tridimensionalmente. L’opera torna ad essere oggetto quando lo sguardo dell’osservatore si sposta sulla parte superiore del contenitore, dove il colore, sembra fuoriuscire con colature simulando l'elemento nutritivo primario: il latte.


Antichi aratri manuali, pelliccia sintetica e scampoli di pelliccia animale, bombolette spray, collage di parole tratte da riviste, tessuto, pigmenti, acrilico, (b 124 x h71 x p 45)
2019

 





L’opera From the other side (isola madre) induce ad entrare negli spazi più grandi e vuoti, a specchiarsi nelle acque violetto ametista, a cercare una risposta nel cielo in movimento, dove sta accadendo qualcosa, mentre grandina e il tramonto sfiora un caldo tepore.

 

Tecnica mista su tela, carta assorbente, acrilico, pigmenti, (b150 x h180 x p 4) 2019

 

 

 

 

 

Sono queste cascine incantate o disincantate?
In Lost Spring VII, l’artista affronta Il tema della pioggia che lava e restituisce una visione del mondo intorno a noi non più riconoscibile; il quadro è astratto e mancano i riferimenti di sempre.

Dove andare? Uno spazio interiore, quello magico che corrisponde alla percezione delle cose, fino a perdersi del tutto in Lost my self, dove il tema della notte e della cecità incombe.

Squarci di colore chiaro illuminano a intermittenza un labirinto a macchie scure, le quali assumono forme e sembianze sempre diverse, di animali, di insetti, di personaggi immaginari etc.

La Stessa isola di prima (Oh would you wait for me?) Acrilico su tela e tecnica mista, inserti di tessuto, pigmenti (b 210 x h 160 x p2), 2018

 

 

 

 

Infine Incomprehensible Il giogo colorato e appeso in verticale per riflettere sulla diversità: l’installazione è metafora e sintesi di come materiali e tecniche differenti assemblati in un’unica opera si possono armonizzare, creando nuovi significati.

Lo strumento agricolo è stato dipinto e preposto ad un rettangolo di legno ricoperto di tessuto dove è stata montata la scritta al neon Incomprehensible.

L’opera è la rappresentazione di come l’identità sia mutevole, tanto nella sua essenza quanto nella percezione della medesima e quindi spesso Incomprensibile.

 

Tecnica mista su tela, carta assorbente, acrilico, pigmenti, (b150 x h180 x p 4) 2019

Infine i Sogni di pietra, cuscinetti utilizzati dall’industria per l‘assorbimento dei liquami, pensati dall’artista come composizioni dove l’oggetto sembra voler assorbire ricordi, sogni, meditazioni, visioni, immortalate nelle diverse teche che contengono le opere.


In questo caso le immagini  sono frutto di meditazioni silenziose nella ciclicità dell’equilibrio naturale e rappresentano tutti quei momenti che non vanno dimenticati e che sono sempre parte di noi.

L’artista lavora sulla necessità del cambiamento del punto di vista, attraverso l'arte, utilizzando una tecnica pittorica insieme all’installazione, con una prospettiva di environment.

“Si tratta di una pittura creata attraverso una progressiva stratificazione di tecniche pittoriche, tela, carta e tessuti, gesti e segni capaci di registrare il processo di fusione tra realtà esteriore e interiore, tra osservazione fenomenica e vissuto emotivo.” (Ivan Quaroni)


 
La sezione è solo rappresentativa della produzione artistica di Brigitta Rossetti
 
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