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LUIGI FRANCHI

Fiore Nascosto da La Flor Que Yo Esperaba

Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t'amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l'ombra e l'anima.

Comincia da qui il percorso che Brigitta Rossetti ha fatto nella sua anima di artista e di donna. Un percorso molto lungo, in molti casi sofferto, iniziato con la consapevolezza, causata dall’incontro con la poesia di Pablo Neruda, che il suo essere donna si era quasi rinchiuso, ritirato e, forse, sconfitto dalla stanchezza di lottare per affermarlo in tutta la sua straordinaria forza.
“Non ricordavo più l’emozione che può causare la passione”, svela ad un certo punto Brigitta Rossetti, in un dialogo che è profondamente interiore e che, in un momento di intimità con il mondo, è venuto alla luce.
“La poesia deve camminare nell’oscurità e incontrarsi col cuore dell’uomo, con gli occhi della donna, con gli sconosciuti della strada, di quelli che ad una certa ora del crepuscolo, o in piena notte stellata, hanno bisogno magari di un solo verso…” scrive Pablo Neruda nella sua autobiografia Confesso che ho vissuto, e Brigitta è tra i tanti che hanno sentito il bisogno di quel solo verso di poesia. Lei, poetessa a sua volta, lo ha colto, lo ha trasferito in una matericità che mette in risalto luci e ombre, bianchi e neri.
In modo delicato, attraverso i fiori che si impongono sulla tela. Ma è una delicatezza che lascia trasparire una lettura ancora velata delle emozioni, non è ancora il momento della strepitosa sensualità della vita. La ricerca dell’artista è ricerca evolutiva, è il sentire che dentro qualcosa è in fermento, come “come la pianta che non fiorisce e reca dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori”, recita il poeta.
Ha bisogno di grandi spazi la sua arte, ha bisogno della natura, sia del paesaggio sia di quella delle persone. Per quanto introversa, Brigitta Rossetti è in verità trasparente nell’anima, basta osservarla mentre sposta con cura le piccole e le grandi tele delle sue opere per imballarle affinché attraversino il grande oceano che separa la vecchia Europa, dove lei vive e lavora, dal Nuovo Mondo, quell’America che per prima l’ha scoperta e apprezzata.
Vorrebbe viaggiare anche lei dentro le grandi casse che proteggono la sua arte, non vorrebbe discostarsi mai dalle forme, dalla materia, dagli odori dei suoi quadri.

Brilla fosforescente la luna su acque erranti.
Passano giorni uguali, inseguendosi l'un l'altro.
Si dirada la nebbia in figure danzanti.
Un gabbiano d'argento si stacca dal tramonto.
A volte una vela. Alte, alte stelle.

Vedranno queste immagini le opere di Brigitta, mentre attraversano il grande mare tra i continenti, elementi che ispirano l’artista ad aggiungere nuove opere, realizzate direttamente a Chicago, pochi giorni prima della mostra:  fiori di carta che si alternano in una perfetta, quasi wharoliana, composizione e che lasciano presagire il cambiamento.
Quel bianco e nero lascia il posto a nuovi colori dell’anima. Le foglie, i fiori, i cieli, il turbamento interiore assumono tonalità più calde, dal lilla al rosa, al verde alla lavanda, che si fanno finalmente largo.

Voglio fare con te
ciò che la primavera fa con i ciliegi

È una sensualità che emerge prepotente, rimasta chiusa troppo a lungo. Le opere si fanno grandi, si impongono allo sguardo, spudorate, senza timore. Consapevoli di quanto possono piacere. Ed è proprio questo il sentimento che sale dentro in chi le guarda, gli occhi dell’artista adesso sono caldi, ma non ancora sazi di quell’esplosione di colori che la natura regala.

Hai occhi profondi dove batte le ali la notte. Fresche braccia di fiore e grembo di rosa.
I tuoi seni sembrano conchiglie bianche. Si è addormentata sul tuo ventre una farfalla d'ombra.

Ne sceglie pochi di colori, Brigitta, come è nel suo stile. Ma con quei pochi compie il miracolo: attraverso fiori divenuti finalmente allegri, disvela sé stessa riflessa negli occhi delle persone, il cuore, il bisogno di amare ed essere amati. Come ognuno di noi cerca, desidera, dedica la vita senza, a volte, trovare le parole per dirlo.
Mentre un’artista può farlo, creando persino il pozzo delle emozioni: i grandi cubi che si trovano al centro dell’esposizione inducono a guardarci dentro ed è come se cercassimo dentro ai nostri sogni.


            
Voglio che un giovane trovi nella durezza
che ho costruito, con lentezza e con metalli,
come una scatola, aprendola, faccia a faccia, la vita,
e affondandovi l'anima tocchi le raffiche che fecero
la mia gioia, sull'altura tempestosa.





Luigi Franchi Giornalista
 
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